Follonica, Magma e Torre Mozza
Foto presa dal sito del Comune di Follonica |
Follonica e la fonderia
All’interno della città fabbrica c’è il nucleo originario che risaliva già al 16° secolo, quando gli Appiani di Piombino vi costruirono, accanto ad un mulino già esistente, una ferriera per fondervi il ferro delle miniere di Rio nell’Elba.
Con il passaggio al Granducato di Toscana venne istituita la “Imperiale e Reale Amministrazione delle Miniere di Rio e delle Fonderie del Ferro di Follonica” e si ebbe un rinnovamento tecnologico degli impianti che fece di Follonica uno dei più moderni e funzionali poli della siderurgia a livello nazionale.
Oggi sono ancora presenti gli edifici risalenti agli anni gloriosi della città-fabbrica
Il museo Magma
In uno di questi edicifi è presente il museo Magma.
“MAGMA nasce dalla volontà di raccontare la storia tecnologica, artistica e umana dello stabilimento siderurgico di Follonica nel momento massimo della sua produzione. Per buona parte dell’800, l’edificio che ospita il museo funziona infatti come un modernissimo forno fusorio per la produzione della ghisa: il San Ferdinando.
Il nuovo allestimento interattivo e multimediale ridona vita al vecchio forno, con un percorso espositivo che si snoda in tre grandi sezioni, una per piano.
– L’Arte, al piano primo, espone l’alto livello di specializzazione e raffinatezza raggiunto dalle Fonderie di Follonica.
– La Storia, al piano secondo, esamina le ragioni di quel genius loci che ha permesso a questa terra di venire sfruttata a livello siderurgico per millenni.
– La Produzione, al piano seminterrato, mostra il complesso sistema tecnologico utilizzato dallo stabilimento per la fusione della ghisa.
Percorrendo la mostra troverete delle postazioni multimediali come il bancone del carpentiere dove potrete vedere le mani che lavorano il legno in varie sue fasi o degli schermi dove sfogliare i disegni relativi ai progetti delle opere realizzate.
Potrete fare anche un viaggio dentro la chiesa di San Leopoldo o viaggiare nella carrozza della littorina vedendo varie città del mondo dove sono state usate le strutture create in ghisa create nella città-fabbrica.
All’interno di queste partizioni tematiche, ogni sala sviluppa un aspetto, indaga e approfondisce argomenti strettamente connessi con la produzione della ghisa.
Attraverso documenti e testimonianze, filmati e ricostruzioni, l’esposizione aiuta così a comprendere quale complesso di relazioni viene innescato con la creazione di questo piccolo, ma storico stabilimento.
Ferro fuso: installazione artistica
Superato l’ingresso, si apre alla vista il grande volume che ospitava l’altoforno e che i recenti restauri hanno riportato alla luce in tutta la sua forza materica.
In origine questo spazio non si presentava affatto in questi termini: era luogo di lavoro e al centro s’imponeva la grande struttura del forno fusorio con in alto il camino per la fuoriuscita dei fumi. Nell’intento di ricreare questo elemento, l’allestimento propone una versione poetica del forno, realizzata dalla leggera installazione centrale.
Si tratta di una cascata di lamelle metalliche, sistemate in modo da ricreare l’esatta dimensione dell’interno del forno fusorio e caratterizzate da materiali diversi per richiamare le diverse fasi di caricamento. In basso lamelle rosse alludono alla fase di accensione; quelle centrali metalliche richiamano il minerale, che veniva gettato a strati con il carbone all’interno del forno; infine le lamelle trasparenti a simboleggiare il fumo, che dal camino usciva verso il cielo.
Proprio la temporanea chiusura di questo lucernario avvisa di un cambiamento, che periodicamente dà vita e anima a questa installazione.
Nella sala si diffonde l’inconfondibile rumore del forno fusorio e la scultura diventa improvvisamente incandescente.
Il rombo aumenta e l’incandescenza si fa via via più luminosa, fino a diventare luce bianca.
Quindi comincia a spegnersi dall’alto verso il basso.
Sulle quattro pareti del forno appaiono, come fantasmi, delle ombre di uomini intenti alla fusione. Talvolta sono ombre gigantesche, talvolta a grandezza naturale: rappresentano il riflesso degli operai, deformato dall’incandescenza del ferro fuso.
Se la scultura è simbolo dell’antico forno, le quattro pareti sono dedicate al lavoro degli uomini e rappresentano il valore della creazione: quel valore che trasforma in arte il mestiere del forgiare.
All’improvviso, sulla parete frontale, inizia a scendere una colata bianca di ferro rovente e i muri cominciano a riempirsi di materiale incandescente.
Siamo virtualmente all’interno di una forma da forgiare e stiamo assistendo al versamento della ghisa.
La colata bianca riempie l’intero spazio e inizia a raffreddarsi, diventando prima rossa e poi sempre più scura.
Adesso sulle pareti ci sembra di distinguere delle forme, come imprigionate sotto la colata. Cominciano a formarsi delle crepe e crollano dei pezzi di materiale.
Man mano che le crepe aumentano, si libera alla vista ciò che è nato dalla forgiatura: si tratta della città di Follonica.”
la Chiesa di San Leopoldo
Subito al di fuori delle mura di recinzione della città-fabbrica trovate la Chiesa di San Leopoldo che è stata realizzata per volere del granduca Leopoldo II di Lorena a partire dal 18 maggio 1836 su progetto della collaborazione tra l’ingegnere ed architetto Alessandro Manetti e il genero architetto Carlo Reishammer.
Venne ultimata solamente negli anni tra il 1841 e 1842 e subì successivi restauri e modifiche nel 1928, nel 1932, nel 1950 e nel 1988.
La pianta a croce latina e di ispirazione neoclassica, è di massima importanza architettonica soprattutto per l’ utilizzo della ghisa sia all’interno che all’esterno della chiesa.
Purtroppo quando siamo arrivati per visitarla ci hanno letteralmente chiuso la porta in faccia ed erano solo le 18.30, quindi se volete visitarla andateci prima!
E ora concludo facendovi vedere il mare e le spiagge di Follonica e dintorni.
Siamo partiti con l’idea di visitare ogni giorno una spiaggia diversa ma… c’è un ma e capirete anche voi il perché.
Spiaggia di sabbia, ventosa ma bella; una giornata piacevole.
L’indomani siamo andati a Torre Mozza… e non ci siamo più mossi da li!!!
Torre Mozza:
La spiaggia prende il nome di Torre Mozza appunto dalla sua torre che venne fatta costruire intorno al 1500 per sorvegliare l’arrivo dei minerali dall’Isola d’Elba.
Successivamente venne realizzato anche un attracco per lo sbarco della lignite.
Il complesso è situato in prossimità della riva del mare ed è costituito da 3 corpi di fabbrica addossati tra loro di cui uno più basso che crea un effetto “mozzato” da cui prende il nome.
La cosa ancora più bella di questa spiaggia è il fatto che a circa 10 metri circa dalla battigia si trova una vecchia strada romana, che segnava l’antichissimo percorso della via Aurelia che affiora dalla superficie dell’acqua.
Che brutto direte voi…
Che meraviglia dico io!!! Il “muro” provoca un effetto di “piscina naturale”facendo da frangiflutti e correnti anomale che vengono fermate o comunque rallentate dalla strada.
Nei momenti di bassa marea si erge dalle onde ed è possibile camminarci sopra tranquillamente.
La spiaggia è piccola ed è anche questo l’altro vantaggio; pochi ombrelloni ( 1 fila solamente) e la possibilità per chi ha bambini di stare tranquillamente sdraiato sui lettini tenendo d’occhio i pargoli!
L’acqua è cristallina come potete vedere e intorno c’è una splendida pineta.
Tirando le somme Follonica mi è piaciuta molto, sicuramente ci tornerò e spero di aver voglia di visitare altre spiagge anche se Torre Mozza mi ha rapito l’anima!
tizi dice
ancora complimenti per lo ‘sbarco’ su ifood… e per questo tuo post che racconta così dettagliatamente di queste località vicine a me! io abito a un’oretta e mezza di macchina da torre mozza ed effettivamente è davvero un bel posto per godersi il sole estivo!
anzi mi raccomando… dovessi tornarci avvisami che magari ci prendiamo un aperitivo insieme 🙂
baci lisa, buon weekend!
mumcakefrelis dice
No Tizi non mi dire così!!! Avrei avuto molto piacere ad incontrarti!
Grazie e bacioni